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Educatore formatore

Formare al tirocinio

Apprendere in tirocinio oltre la razionalità tecnica      
EDUCATORI PROFESSIONALI IN AGGIORNAMENTO AL POLO UNIVERSITARIO DI ROVERETO
Rovereto, 4 giugno 2014
Ambienti educativi: microecologie prodotte dalle interazioni dei partecipanti
Guarda i video degli interventi in plenaria
(a cura dei servizi ICT Polo di Rovereto)

da sx Sità, Fortin, Dallari ROVERETO – Si è svolto il 4 giugno nell’aula magna del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive il primo seminario locale di Formazione Continua dal titolo Educatore Formatore, formare in tirocinio: teorie, metodi e buone prassi per la gestione e supervisione del tirocinio in educazione professionale. Un centinaio gli iscritti all’iniziativa presentata dai docenti dell’Università di Trento Marco Dallari e Dario Fortin.

Dallari, direttore della didattica del corso di laurea in educazione professionale, ha sottolineato l’importanza di proporre oggi un laboratorio di riferimento per la figura dell’educatore professionale socio sanitario, Fortin responsabile scientifico dei seminari, ha introdotto il progetto di ricerca azione MAPPES.

Il primo momento pubblico è stato il Seminario Nazionale del 31 gennaio scorso che ha registrato la presenza di trecento persone tra docenti, educatori esperti e ricercatori. In quell’occasione a Rovereto  è iniziato un dialogo a livello nazionale che ha posto al centro la ricerca nel settore dell’educazione socio sanitaria.

Il prossimo anno ci sarà la seconda edizione ed avrà valenza internazionale. E’ importante il rapporto tra università e territorio, ha proseguito Fortin, che è già costante per il lavoro dei tutors universitari che fungono da interfaccia tra singolo studente ed ente di tirocinio. Questo primo seminario (gli altri si svolgeranno il 24 settembre  e il 5 novembre) cercherà di mantenere un dialogo aperto con la logica della ricerca-azione.

Vista l’importanza dell’accompagnamento educativo per le persone vulnerabili, è fondamentale aumentare la conoscenza su questi temi e lavorare insieme scambiando le reciproche conoscenze. Già si vedono i risultati del convegno del 31 gennaio scorso in quanto sono stati raccolti ben diciotto paper e si sta costruendo una comunità di peer reviewers per rendere pubblicabili gli studi e le buone prassi. E’ stato quindi avviato un piccolo ma importante processo di ricerca tra università e territorio al fine di stimolare un dibattito vivo e costante in tutela dei soggetti deboli.

Chiara Sità, ricercatrice in pedagogia generale all’Università degli Studi di Verona, è entrata nel focus pedagogico intervenendo sull’apprendimento esperienziale. Che cosa significa conoscere quando si è impegnati in contesti di pratica?

Il tirocinio è anche un luogo di produzione del sapere ma è importante la fluidità dell’azione educativa alla luce della complessità della situazione. Fare educazione "non significa trasmettere un pacchetto si conoscenze" e gli ambienti educativi sono in realtà delle microecologie prodotte dalle interazioni dei partecipanti; i soggetti sono cooperanti e complici nel costruire le situazioni. Non esiste dunque una riposta preconfezionata, sono perciò evidenti i limiti della razionalità tecnica molto di moda oggi all’interno delle professioni, come se il sapere teorico fosse superiore a quello pratico in una sorta di gerarchia dei saperi.

I tutors Bertoldi, Giacometti, Valentini Non ci sono automatismi nel trasferimento pratico delle conoscenze ed infatti il modello della razionalità tecnica è inadatto a leggere la complessità. Una buona pratica poggia su saperi frutto di mediazione creativa tra ciò che so e ciò che succede, così si possono costruire teorie nel contesto dell’azione (insider theory); la pratica non è semplicemente campo di applicazione della teoria. Si fa esperienza quando il vissuto diventa oggetto di consapevolezza, questo è un tirocinio. Il sapere implicito non è un agire meccanico altrimenti si rischia di diventare degli esecutori.

L’atteggiamento giusto è dunque una presa di coscienza che si è rilevato aumenta in presenza di situazioni insolite e devianti. Allo stesso modo bisogna attuare una azione riflessiva su contenuti, processo e premesse, posare uno sguardo sull’agire e provare a decodificarlo. Strumenti importanti sono il diario di pratica e l’autobiografia formativa oltre alla riflessione di gruppo che evidenzia gli incidenti critici.

La giornata è proseguita con gli workshop guidati dai tutor  Stefano Bertoldi, Diego Giacometti e Diego Valentini nei quali sono stati affrontati gli aspetti di accoglienza, inserimento e conduzione del tirocinio, la gestione delle sessioni di supervisione e lo strumento di valutazione del tirocinio.

Prossimo appuntamento sempre a Rovereto la mattina del 24 settembre dove sono invitati i dirigenti degli enti pubblici e del privato sociale in campo sociale e sanitario, ovvero i contesti nei quali lavorano o potrebbero lavorare gli educatori professionali.
(nota a cura della Redazione del progetto di MAppES)

 
 
 
 
 


 

 

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